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I robot killer potrebbero essere diversi da ciò che si pensa

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Ciò non significa che saranno meno pericolosi

Quando si pensa alle macchine assassine, Terminator e HAL 9000 sono i primi che vengono subito in mente. Eppure, guardando Spot della Boston Dynamics, non si può fare a meno di pensare a un episodio distopico di Black Mirror, ed è quello che tutti continuano a pensare guardando gli ultimi robot che le aziende stanno producendo.

Tuttavia, come spiegato qui, i film forniscono ottimi spunti, basti pensare che il capo dell’Office of Technical Service della CIA negli Stati Uniti, Robert Wallace, ha ricordato come le spie russe studiassero l’ultimo film di Bond per vedere quali tecnologie potessero essere disponibili all’orizzonte per loro, nonostante queste tecnologie siano meno affascinanti di quanto si possa pensare.

Tuttavia, i robot killer sono ben lontani dall’essere senzienti e con intenti malvagi. Infatti i robot potrebbero non essere mai senzienti, nonostante i timori attuali del contrario. La tecnologia di cui dovremmo preoccuparci è molto più semplice.

I notiziari televisivi ci mostrano come droni, carri armati, navi e sottomarini sempre più autonomi stiano cambiando la guerra moderna, ma questi robot non sono molto più avanzati di quelli che si possono comprare autonomamente nei negozi. E sempre più spesso ai loro algoritmi viene data l’autorità di decidere quali obiettivi localizzare, seguire e distruggere.

Questo mette in pericolo il mondo e pone una serie di problemi etici, legali e tecnologici. Per esempio, queste armi aggraveranno il già instabile ambiente geopolitico. Inoltre, queste armi violano una linea morale e ci portano in un’epoca orribile e terrificante in cui i destini delle persone sono decisi da macchine non responsabili.

Tuttavia, gli sviluppatori di robot stanno iniziando a reagire a questo scenario. Sei grandi aziende di robotica hanno promesso che non utilizzeranno mai i loro sistemi robotici come armi. Tra le aziende c’è Boston Dynamics, che ha creato il già citato Spot e il robot umanoide Atlas, capace di fare delle incredibili capriole all’indietro.

Sebbene le aziende di robotica abbiano già espresso le loro preoccupazioni per questo futuro inquietante, sono già state viste armi montate da terzi su cloni del robot Spot di Boston Dynamics ad esempio. Pertanto, sebbene alcune aziende si rifiutino di impiegare i loro robot per scopi bellici, altre potrebbero non fare lo stesso.

Un primo passo per proteggerci da questo orribile futuro è che le nazioni agiscano come gruppo, proprio come hanno fatto con le armi chimiche, biologiche e persino nucleari. Questa legislazione non sarà perfetta, ma impedirà alle aziende produttrici di armi di commercializzare apertamente queste armi, limitandone così la diffusione.

Pertanto, la recente decisione unanime del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite di esaminare le implicazioni per i diritti umani delle nuove tecnologie e di quelle in via di sviluppo, come le armi autonome, è ancora più significativa di un impegno da parte delle aziende di robotica.

L’ONU è stata precedentemente sollecitata da diversi governi a controllare gli eventuali robot killer. Numerosi gruppi e individui, tra cui l’Unione Africana, il Parlamento Europeo, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, premi Nobel per la Pace, politici, figure religiose e migliaia di esperti di I.A. e robotica hanno sollecitato una regolamentazione, ad eccezione dell’Australia che non ha ancora dato il suo sostegno a queste richieste.

Essere già consapevoli dei rischi può essere una buona cosa, anche se, come dice la legge di Murphy, “se qualcosa può andare male, succederà”. Pertanto, se la tecnologia può fare del male, qualcuno la userà inevitabilmente per questo. Possiamo solo cercare di mitigarne i rischi, ma non possiamo eliminarli. L’intelligenza artificiale e i robot possono essere tecnologie molto utili, ma anche armi molto pericolose. Per questo abbiamo bisogno di una regolamentazione, ma anche di una tecnologia in grado di contrastarne i pericoli, ma anche di proteggerci. E soprattutto, dovremmo essere più consapevoli di come usiamo la tecnologia e delle sue conseguenze.

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