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La Nuova Zelanda istituirà una tassa sulle scoregge

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Una scusa per tassare o una soluzione alle emissioni?

Le scoregge, soprattutto quelle degli animali, sono considerate un problema enorme per la sostenibilità e il cambiamento climatico. Per questo motivo, la Nuova Zelanda ha proposto di far pagare tali emissioni inquinanti tassando il gas prodotto dalle 36 milioni di mucche e pecore del Paese. La legge sarebbe la prima al mondo a imporre una tassa sulle scoregge delle mucche e pecore, sui rutti e sulla pipì.

Il settore agricolo neozelandese ha prontamente denunciato la misura. La Federated Farmers, la principale organizzazione di lobby del settore, ha dichiarato che la proposta rischierebbe di danneggiare l’approvvigionamento alimentare nazionale e di sostituire i terreni agricoli con degli alberi.

Secondo il presidente del gruppo, Andrew Hoggard, da più di due anni gli agricoltori stanno cercando di impegnarsi con il governo su una strategia di riduzione delle emissioni che “consenta agli agricoltori di continuare a fare agricoltura”.

Egli sostiene che, a causa della tassa proposta, gli agricoltori saranno costretti a vendere le loro aziende. I politici dell’opposizione sostengono che ciò comporterà una delocalizzazione dell’agricoltura in Paesi con una minore efficienza di produzione alimentare a causa dell’aumento delle emissioni globali.

Tuttavia, secondo il primo ministro neozelandese Jacinda Ardern, la tassa rafforzerebbe il settore agricolo del Paese poiché tutti i proventi andranno a finanziare tecnologie innovative, ricerche di mercato e programmi di incentivazione per gli agricoltori.

“Gli agricoltori neozelandesi saranno i primi al mondo a ridurre le emissioni agricole, posizionando il nostro più grande mercato di esportazione per il vantaggio competitivo che ne deriva in un mondo sempre più attento alla provenienza dei propri alimenti”, ha dichiarato la signora Ardern.

Sebbene il settore agricolo sia fondamentale per l’economia della Nuova Zelanda, è anche responsabile di quasi la metà delle emissioni di gas serra del Paese. Nell’isola del Pacifico vivono solo 5 milioni di persone, ma ci sono anche 26 milioni di pecore, 10 milioni di bovini da carne e da latte. Secondo il piano “net zero” del governo, le emissioni di metano degli animali da allevamento devono essere ridotte fino al 47% entro il 2050 e del 10% entro il 2030.

In ogni caso, è difficile dire se il governo userà questa strategia per risolvere davvero un problema o solo per avere una scusa per tassare di più i cittadini.

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