Se pensate al Rinascimento solo come a un’epoca di intellettualismo, arte e scienza, probabilmente vi sbagliate perché vi state dimenticando di considerare alcuni fatti che riguardano la scatologia, ovvero l’interesse per le cose legate alla cacca, un argomento che era molto popolare.
Secondo questo articolo, Johannes Gutenberg, artista, editore e inventore della macchina per la stampa, voleva trasformare il secondo libro mai stampato in un calendario lassativo che indicasse i momenti ideali per fare la cacca. E mentre il suo brillante allievo scarabocchiava a margine dei piselli intelligenti che marciano in un grande culo peloso, l’innovatore e tuttofare Leonardo Da Vinci dedicò molte pagine a disegnare la meravigliosa capacità dell’ano di trasformarsi da fiore a fortezza mentre si stringe.
Martin Lutero, però, era indubbiamente più ossessionato. Secondo Danielle Mead Skjelver dell’Università del Maryland, era fissato con la scatologia. Tanto che una volta affermò, a proposito del fare la cacca, che “mi sembrava di essere rinato e di essere entrato nel Paradiso stesso”. Ha anche dichiarato: “Resisto al diavolo, e spesso è con una scoreggia che lo scaccio”. “Io sono come le feci mature e il mondo è come un ano gigantesco, quindi stiamo per lasciarci andare”, mormorò alla moglie sul letto di morte.
Un altro episodio è significativo è stato quando ha anche baciato una statua raffigurante il buco del culo di un maiale. E non possiamo dimenticare di citare che in seguito attaccò la Chiesa cattolica romana definendo le indulgenze “un’emerita cazzata”, e Papa Paolo III in una lettera aperta lo definì un “piccolo Papa somaro” che leccava il buco del culo del diavolo e scoreggiava così forte che “è un miracolo che non gli abbia squarciato il buco e la pancia”.
Secondo Mead Skjelver, parlare continuamente di escrementi era una strategia che usavano per apparire duri e tosti, come vecchi guerrieri coraggiosi. Questo è supportato dal fatto che individui come Lutero raccoglievano spesso gli opuscoli di chi lo detestava, li usavano per pulirsi il sedere e poi li rispedivano. Era una pratica che avevano mutuato dalla vecchia nobiltà, che spesso prendeva un nobile deuce sullo stemma del nemico e poi sfilava in battaglia il fardello contaminato.
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