Toopi Organics punta ad un ambiente più verde e ad un guadagno più “giallo”

Nel sud della Francia, c’è una start-up che punta a trasformare la pipì in “oro”: si tratta della Toopi Organics, una società che conosce bene l’importanza dell’urina che può diventare una miniera d’oro in quanto risorsa profittevole, ma anche una risorsa green per l’ambiente.

Non è una novità che la pipì sia piena di elementi chimici utili: azoto, fosforo e potassio, i quali aiutano le piante nella loro crescita. Anche Kanye West lo sa: infatti la sua nuova tenuta nel Wyoming sarà caratterizzata da un “giardino d’urina” nutrito dalla pipì prodotta in loco.

Questa azienda francese però vuole fare le cose su larga scala. Gli eco-imprenditori dietro a Toopi la chiamano: peevolution (che potremmo tradurre come piscioluzione). Invece di scaricare la pipì nel gabinetto e spendere miliardi all’anno per trattarla, Toopi fa parte di un movimento che considera la pipì una risorsa di grande valore, però ne serve una grande quantità.

Toopi è partita nel 2018 con Mathieu Préel, un manager di bagni chimici, che un giorno si è lamentato col suo amico della difficoltà nello smaltire l’urina dei suoi bagni. “Mi ha detto che era infastidito del dover pagare tutti quei soldi per smaltire tutta quella pipì”, ha dichiarato Michael Roes, co-fondatore di Toopi.

Roes era già manager di una società di fertilizzanti ed era conscio del fatto che la pipì poteva essere usata per nutrire le piante. Il problema era che ne serviva tanta. L’urina contiene solo un quinto di azoto che si trova nei classici fertilizzanti che si comprano nei negozi di giardinaggio, e meno del 5% di potassio e fosforo, secondo le analisi chimiche realizzate dal ricercatore francese Fabien Esclulier.

La sfida di Roes era quella di trasformare l’urina in fertilizzante che potesse competere con i prodotti industriali presenti sul mercato. Quindi, ha cominciato a miscelare l’urina con dei batteri che potessero potenziare la quantità di azoto, fosforo e potassio della pipì che le piante assorbivano: uno era l’azotobacter chroococcum, che aiuta le colture ad assimilare l’azoto dall’aria, e l’altro il lactobacillo plantarum, che aiuta le piante ad assorbire i nutrienti e l’acqua.

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Il risultato è stata una pipì super carica che, secondo i test preliminari, funziona bene assieme accostata ai fertilizzanti chimici, a differenza della pipì pura. I test fatti in collaborazione con la Scuola Nazionale di Ingegneria Agricola a Bordeaux hanno riscontrato che il fertilizzante della Toopi ha aiutato le piante a crescere dal 60% al 110% in più rispetto ai fertilizzanti minerali.

L’azienda ha appena aperto la sua prima sede vicino a Bordeaux. Lo spazio occupato è ancora per lo più vuoto, tranne per le enormi cisterne di urina e una tenda piena di piante di pomodori in fase di test. Roes però, vorrebbe lavorarci 1 o 2 milioni di litri di pipì all’anno, in un procedimento in cui le urine verrebbero riscaldate in delle vasche di metallo, e poi agitate per agevolare la crescita dei batteri.

Trasformare le urine in fertilizzanti non è solo un bel modo di trarre il massimo da un nostro scarto, serve anche a ridurre la pressione ambientale. Se riusciamo a sbloccare il potenziale di questa tecnica, si potrà anche ridurre l’uso di fertilizzanti chimici che attualmente aiutano a produrre cibo per almeno metà della popolazione mondiale. Il problema è che l’azoto utilizzato nei campi, spesso finisce nei corsi d’acqua e alimenta la proliferazione delle alghe che creano grandi distese che mettono a repentaglio l’ecosistema di laghi e fiumi riducendo l’ossigeno.

Un altro grosso problema con l’attuale metodo di nutrimento delle piante è che produrre fertilizzanti sintetici richiede una grossa quantità di energia. “Parliamo di 1 o 2% del consumo globale di energia”, ha dichiarato Fabien Esculier, un ricercatore della scuola di ingegneria Des Ponts ParisTech e un grande sostenitore della pipì con indosso una spilla con su scritto “L’urina è una figata”. 😂

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Esculier sottolinea inoltre che l’urina sarebbe una risorsa più affidabile come fonte per il fosforo che solitamente viene estratto dalle miniere in Cina, Russia e nel Sahara occidentale. Piuttosto che estrarre il fertilizzante dal terreno, perché non passare ad una fonte di fosforo che è presente dovunque ci siano esseri umani?

Esculier e i suoi colleghi stanno testando una serie di fertilizzanti a base di urina sostenendo che la maggior parte di essi sono efficienti come gli equivalenti a base chimica. Tuttavia, l’urina è solo una delle soluzioni per raggiungere un miglior metodo di coltivazione. Il deflusso di fertilizzanti a base di urina potrebbe anche alimentare la proliferazione di alghe. La fuoriuscita di nutrienti dai nostri scarichi verso i fiumi è un problema già noto nel Regno Unito, fa parte del problema della eutrofizzazione per la quale il governo ha già speso €2,3 miliardi cercando di risolverlo. “Dal mio punto di vista, è più una questione di modifica delle pratiche agricole e capire come l’urina possa essere usata in nuovi metodi di eco-agricultura”, ha aggiunto.

Come Nace, Esculier è preoccupato a capire come l’umanità possa progettare dei sanitari migliori al fine di riconoscere le urine per la straordinaria risorsa che rappresentano e dirottare i suoi nutrienti prima che finiscano nello scarico. Ogni persona ne produce più di 450 litri all’anno. Solo nel Regno Unito, sono 30 miliardi di litri per una risorsa che scarichiamo usando acqua pulita, la quale è una risorsa sempre più limitata.

Il problema principale è come trattenere l’urina. I gabinetti moderni scaricano tutto insieme, rendendo impossibile separare la pipì dalla cacca. Alcune aziende svedesi hanno cominciato a sviluppare bagni che separano le due cose negli anni ’90, e l’azienda di sanitari tedesca NoMix ha avuto un certo seguito all’inizio del millennio. I maschi però non amavano doversi sedere per avere la giusta angolazione nel fare pipì, e così l’azienda ha smesso di produrli.

Ciononostante, Toopi non si aspetta che tutti si conformino ai gabinetti che separano la cacca dalla pipì, poiché l’urina verrebbe presa dagli orinatoi, ma anche in quel caso ne servirebbe una grande quantità per una produzione su larga scala. L’azienda è in contatto con chiunque possa fornirgli urina: laboratori, festival, imprese edili che abbiano bagni chimici nei cantieri, ma la cosa più allettante è la collaborazione con lo Stade de France, sede della squadre nazionali di calcio e di rugby. Lo stadio ospita più di 80.000 tifosi, la maggior parte dei quali fa spesso pipì quando ci va. Rappresenta quindi una grande risorsa.

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L’azienda, che ha già raccolto un milione di euro nella prima campagna fondi, sta sviluppando 5 diversi fertilizzanti liquidi che possono essere applicati usando metodi agricoli esistenti che Roes sostiene siano più economici; il fertilizzante di base per le nuove coltivazioni costa circa €40 per ettaro, contro i €50 di quelli chimici. I fornitori hanno già “parecchi milioni di litri” in pre-ordine, secondo l’azienda.

Attualmente, però, non si sta producendo nulla. Prima di potersi lanciare sul mercato, Toopi deve sottoporre i suoi fertilizzanti a rigorosi test. L’azienda spera di avere il via libera per partire con la produzione l’anno prossimo. “La Francia possiede regole che sono fra le più rigide riguardo ai fertilizzanti, quindi non è facile”, ha dichiarato Roes. “Però questo vuol dire che una volta che le autorità francesi avranno dato l’OK, si potrà vendere in tutto il mondo”.

Una buona notizia per i sostenitori della piscioluzione è arrivata a gennaio quando uno studio dell’Università del Michigan ha scoperto che le urine possono essere utilizzate come fertilizzante in modo sicuro, senza paura di alimentare la diffusione di una resistenza agli antibatterici, per la quale c’erano dei timori a riguardo.

“Il mondo sta già per finire l’acqua pulita”, ha poi aggiunto. “E se l’acqua scarseggia, penso che sarebbe meglio berla che scaricarla nel gabinetto. Mi sembra ovvio”.

Fonte wired.co.uk