È il luogo più frequentato: c’è chi lo fa solo per bisogno, e chi per piacere; c’è chi ci rimane il meno possibile e chi invece ci passa ore. Se oggi diamo per scontata la presenza del bagno con tutti i suoi accessori come: bidè, lavandini, docce e vasche; per molti secoli tutto questo era riservato a pochi.
Prima della sua esistenza, le prime comunità vivevano lungo i corsi d’acqua e facevano i loro bisogni dove capitava, senza farsi alcun tipo di problema. Il tabù e l’imbarazzo di tutto ciò che ruota intorno al gabinetto nacque quindi dopo. Solo nel III millennio a.C., in Mesopotamia, nacquero gli antenati dei gabinetti, che consistevano in semplici lastre di pietra tonde sulle quali ci si accovacciava per i propri bisogni. Fu poi con la nascita delle prime città che portò alla realizzazione dei primi sistemi rudimentali di canalizzazione dei rifiuti organici, in luoghi come Cina, Egitto, la valle dell’Indo fino ad arrivare a Creta.
A Cnosso, il palazzo reale era dotato già di avanzati impianti idraulici con condutture in terracotta, di vasche da bagno, ma anche di un gabinetto con sedile in legno e tazza in ceramica.
I Greci crearono poi grandi bagni pubblici con terme e latrine in tutto l’impero, ispirandosi ai bagni romani. I bagni Romani, chiamati balnea, erano come vere e proprie Spa dotate di piscine, bagni a vapore e palestre; il tutto riscaldato da forni a legna sotterranei. I balnea erano accessibili a tutti, anche se in modo separato tra maschi e femmine, e abbastanza economici. Al loro interno era inoltre possibile usufruire anche di massaggi con oli e unguenti. I bagni erano quasi un appuntamento fisso dopo il lavoro, come relax, ma anche come momento di socialità.
Presso le terme vi erano anche le cosiddette latrine, costituite da panche di pietra con un buco al centro, una di fianco all’altra disposte in circolo dove era possibile fare i propri bisogni come nel classico gabinetto. Tali latrine erano poi collegate a delle fognature già molto efficienti.
Il momento della cacca era un momento sociale in cui si parlava tranquillamente con i propri vicini, senza preoccupazioni e imbarazzi. Ci si puliva poi tutti con il tersorium (una spugna collegata ad un bastone) che possiamo definire un po’ come antenato della carta igienica anche se le sue sembianze sono molto più simili allo spazzolone del gabinetto. La cosa curiosa era il fatto che il tersorium veniva utilizzato da tutti, previo risciacquo in apposite canalette di acqua corrente.
Un cambiamento, tuttavia, avvenne nel periodo medioevale poiché la Chiesa iniziò a considerare peccaminoso l’uso del bagno. È forse da qui che iniziarono i primi tabù verso il bagno che tutt’oggi ci portano a considerarlo un luogo privato e imbarazzante.
Ciononostante, le spedizioni dei crociati in Medio Oriente islamico permisero la diffusione delle cosiddette “stufe” che erano simili a delle saune, di cui il mondo arabo faceva da padrone essendo poi anche il creatore del moderno sapone. In Europa, la moda del bagno rimase relegata per lo più alle classi sociali più alte che veniva per lo più inteso come intrattenimento, piuttosto che adibito alla pulizia personale. Infatti, in tali momenti, si era soliti mangiare mentre si era immersi nella tinozza, ma anche accompagnati da esibizioni musicali. Le latrine, all’interno dei castelli nobiliari ad esempio, erano incassate all’interno dei muri da cui poi scaricavano nel terreno sottostante.
Le terme e i bagni pubblici iniziarono a sparire tra il XV e il XVI secolo poiché si iniziò a credere che i bagni caldi, dilatando i pori, favorissero le infezioni. Fu così che Re e Regine preferirono coprirsi di profumi e lavarsi con spugnature di alcol etilico. Come gabinetto invece, si usavano le seggette, ossia sedili forati con all’interno un vaso da notte che venivano solitamente imbottiti e decorati. Il resto della gente usava invece dei semplici vasi da notte.
Il primo prototipo di gabinetto fu inventato a fine ‘500 da Sir John Harington per la regina Elisabetta I. Era costituito da una sorta di padella sanitaria con un’apertura sul fondo, chiusa da una valvola connessa ad una cisterna a torre. Azionando la valvola si otteneva una specie di sciacquone, ma fu presto abbandonato poiché emanava un odore insopportabile.
Tra ‘600 e ‘700 invece non ci si lavava proprio.
Nel 1767, l’inglese William Feetham ideò la doccia meccanica che grazie ad una pompa spingeva l’acqua in un contenitore e tirando una catena arrivava l’acqua. Un prototipo che fu poi modificato dal medico francese Merry Delabost nel 1872 che introdusse un sistema di docce collettive per detenuti.
Nel XVIII secolo le cose cambiarono, e l’acqua iniziò ad essere ritenuta importante per la salute, furono così ideati gli impianti di idroterapia.
Il WC dapprima ideato da Harington, fu poi migliorato dallo scozzese Alexander Cummings nel 1775. All’idea iniziale, Cummings pensò di aggiungere un sifone (un tubo a forma di U), il quale mantenendo un po’ d’acqua sul fondo della tazza permetteva di bloccare gli odori.
Arrivò poi anche il bidè usato nelle case aristocratiche e nei lupanari per l’igiene personale delle prostitute.
Nonostante tutto, ancora nel 1830 le condizioni igieniche erano ancora precarie. Solo dopo l’arrivo delle epidemie di colera le cosa cambiarono davvero, poiché fu imposto di avere servizi igienici nelle case: ci furono nuovi sistemi fognari e da lì le aziende iniziarono a produrre sanitari, lavandini e vasche da bagno. Successivamente, grazie alla rete idrica fu disponibile l’acqua corrente e arrivarono i primi scaldabagno, fu così che nel XX secolo il bagno divenne sempre più un luogo confortevole, soprattutto nel secondo dopoguerra con l’introduzione dei prodotti da toiletta come: saponi, creme, rasoi e profumi.
Oggi il bagno è diventato non solo luogo di relax, ma anche smart, portando sempre di più con sé le tecnologie che siamo abituati a vedere anche nel resto della casa, come ad esempio gli altoparlanti per ascoltare la musica, ma non solo. Chissà come evolverà ancora nei prossimi anni, magari tornerà ad essere un luogo di socializzazione, anche se forse lo sta già diventando, ma attraverso gli smartphone.
Fonte M. Manzo, La lunga storia del bagno, in «Focus», 333 (2020), pp. 90-94
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